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Basket isernino (e molisano) in lutto per Nino Santoro

18 Ottobre 2024

Grazie a lui ed al padre Guerino (fratello del politico Enrico, tra i fautori dell’innalzamento di Isernia a provincia, e trasferito nel suo Molise dalla compagnia assicurativa per cui lavorava) la palla a spicchi nel capoluogo pentro si proiettò nell’era professionale del basket.

Tutto il movimento cestistico molisano piange la scomparsa di Antonio (per tutti Nino) Santoro, ala-pivot che, da Senigallia, iniziò una nuova avventura per il basket in città. Dall’inizio degli anni Settanta, infatti, grazie alla sua opera e a quella del padre il team pentro – da sfogo di una passione – divenne una società professionalizzante ed organizzata. Furono formati dirigenti, team giovanili e si iniziò a considerare la disciplina a tutto tondo.

Nino Santoro, sul campo, era un’ala-pivot di sostanza e la sua presenza in campo fu rilevante per il gruppo. Non solo campionati. All’epoca nell’area di piazza della Repubblica (nei pressi della stagione ferroviaria) c’era spazio per un torneo di basket (la foto in apertura si riferisce ad una di quelle circostanze) in grado di richiamare ogni anno numerosissimi appassionati.

Professore anche di educazione fisica, Santoro si avvicinò anche al mondo della pallavolo cittadina per la sua relazione con Tina Arpante.

E, intorno alla figura del figlio di lei Maurizio, si è disimpegnato anche nel sociale fondando la cooperativa Lai (lavoro anch’io) occasione di integrazione a tutto tondo per le persone con differenti abilità.

Tanta gente nella chiesa Santa Maria Assunta per tributargli l’ultimo saluto. Da parte di tutta la Fip Molise con in testa il numero uno Giuseppe Amorosa e la componente pentra del comunicato (il designatore Paolo Melchiorre, il presidente degli allenatori Tiziano Rosignoli, il responsabile del 3×3 Pippo Padula ed il delegato terrritoriale isernino Rafaele Sassi) un grande abbraccio ai familiari di Santoro.

Un ricordo cui si associa con parole molto forti anche il coach dell’Italbasket rosa, il venafrano Andrea Capobianco: «È stato – ha ricordato – un vero punto di riferimento per la pallacanestro ad Isernia e nella provincia. Fu il dirigente che ebbe il ‘coraggio’ di chiamarmi in una delle mie prime esperienze da allenatore proprio ad Isernia. Si è speso tanto per il movimento a conferma che il basket è molto di più di un pallone che finisce in fondo alla retina, ma occasione di veri valori come nel suo caso, avendo fatto crescere in palestra tante generazioni di ragazzi».